Il bello delle saghe, siano esse cinematografiche o letterarie, sta nel processo di svisceramento che ne consegue. Non nascondiamoci, è risaputo che noi fans abbiamo questa abitudine: scavare, cercare, andare in profondità nel tentativo di capire determinati personaggi. Nello specifico, voglio analizzare Darth Vader e la sua psicologia, uno degli aspetti più affascinanti dell’intero canone.
La domanda che mi pongo è semplice e diretta: il gesto di sacrificio compiuto da Vader in Episodio VI vale davvero la redenzione totale?

IL MALE DI VADER
Esistono opere specifiche, vale a dire romanzi e fumetti, che hanno alimentato e approfondito il mito di Vader. Nonostante il personaggio abbia sempre una parvenza di nostalgia nei confronti del suo passato, con riferimento particolare al suo prezioso legame amoroso, non si può certo negarne l’indole malvagia e diabolica. Non è importante analizzare come Anakin sia effettivamente diventato Vader, perchè le motivazioni sono ben note a tutti.
Il suo essere arrendevole all’odio e al Lato Oscuro è un fattore dominante, innegabile. Darth Vader è un Sith, un killer a sangue freddo, un macchinatore, un essere assetato di potere che trama alle spalle dell’Imperatore. In tutto questo, la morte regna come costante universale nella sua vita da Sith, con omicidi spietati, distruzione di interi sistemi stellari, torture e persecuzioni.
Se ancora oggi Darth Vader viene riconosciuto come “cattivo per eccellenza”, del resto, un motivo ci sarà.
Se prendiamo poi in analisi il suo passato da Jedi, ovvero i suoi giorni da Anakin Skywalker, riconosciamo i primi semi della pianta malefica che sarebbe cresciuta negli anni a venire: spasmodico desiderio di vendetta, ossessione, possessione e brama di potere. Un’anima facile da vendere al Lato Oscuro, eccessivamente traviata dal dolore e dalla paura, sentimenti vividi nel giovane Skywalker fin dalla prima infanzia.

Nonostante il percorso glorioso e ricco di successi militari sotto l’egida dei Jedi, il Male è sempre stato presente nell’animo di Anakin, sia pure nella sua forma più primordiale e innocente.
LA REDENZIONE DI EPISODIO VI
Conoscendo tutto il background di Vader, che ovviamente non era disponibile ai tempi di Episodio VI, e analizzandolo in maniera dettagliata, sorge spontaneo un dubbio: è davvero possibile redimere un personaggio così votato al male?
Uno dei tormentoni di Star Wars, utilizzato prima con Vader e poi con Kylo Ren molti anni dopo, è sempre stato “C’è ancora del buono in lui”. Luke Skywalker ne è fermamente convinto, probabilmente troppo disgustato dall’idea di appartenere alla stirpe di uno sterminatore Sith. Eppure il giovane Luke le prova tutte, sarebbe disposto praticamente a ogni cosa pur di riportare alla Luce il vecchio Anakin Skywalker. Servirà l’immagine di un figlio torturato e prossimo alla morte per risvegliare in Vader l’antica coscienza non propria ai Jedi, ma a ogni uomo che viva una vita lontana dal male. L’Imperatore viene abbattuto, il figliol prodigo viene portato in salvo, il gesto costa a Vader la vita.
UNA TRISTE CONSAPEVOLEZZA
A questo punto, vediamo un uomo in punto di morte annientato dalla vita stessa, schiacciato dalla consapevolezza del male compiuto, e forse ancora di più oberato dall’evitabilità di questo male. Di quali crimini si è macchiato nel corso di una vita? Quanto terribili? Per quanto mi riguarda, il massacro degli Youngling in Episodio III rimane una delle scene di maggiore impatto in tal senso, capace di mostrare senza filtri l’autentica cecità del Lato Oscuro, fazione assolutista e noncurante della vita come forma di espressione innocente.
Eppure, sul finire di Episodio VI, arriva la scena che ancora oggi mi scioglie il cuore. La guerra è vinta, l’Impero è caduto (o meglio, sta per essere smantellato in via quasi definitiva), Luke ammira commosso i fantasmi di Forza di chi lo ha amato, Anakin Skywalker compreso. Il giovane Jedi è tornato, ha riabbracciato i suoi vecchi maestri, la sua vecchia vita pulita e giusta.
Ma l’aver distrutto l’Imperatore di fronte alle torture di Luke vale davvero una redenzione totale? Un singolo gesto, per quanto significativo, può davvero cancellare con un colpo di spugna tutte le crudeltà commesse nell’arco di una vita passata dietro alla maschera di Vader?

Certo, il suo passaggio al Lato Oscuro ha tinte cavalleresche, con un’amata fanciulla da salvare a ogni costo. Ma il risultato finale non cambia.
Vader è morto, Anakin Skywalker vivrà di vita eterna, ricomparendo, seppur in maniera fugace e prettamente vocale, come guida spirituale della giovane Rey in Episodio IX. L’equilibrio è stato riportato, ma a quale prezzo? Quanti pianeti sono caduti distrutti? Quanti popoli sono stati soggiogati, privati di dignità e sterminati? Anakin Skywalker è davvero degno di perdono?
IL COMPLESSO CHE AFFASCINA
So cosa molti di voi staranno pensando, e trovo giusto rispondervi: non sono un “hater” di Darth Vader, anzi, se possibile sono il suo ammiratore più accorato. La complessità del suo personaggio è il fattore più affascinante dell’intera saga, prima, dopo e durante il Lato Oscuro. L’idea di un’anima dannata in eterno nonostante il sacrificio finale mi intristisce, e non mi avrebbe lasciato contento probabilmente. Tuttavia, se si vuole giocare a fare le discussioni etiche su una saga cinematografica (perchè non bisogna trascurare che alla fine sempre di questo si tratta, nonostante la mitologia che si trascina dietro), non si possono ignorare i trascorsi di un personaggio tribolato e oppresso.

Per avvalorare il discorso e renderlo più profondo, si potrebbero scomodare decine di paragoni storici, ma non credo sia il caso di farlo.
Nonostante tutto, viva Anakin Skywalker, viva Darth Vader.
Questo è un articolo editoriale.
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