L’universo di Star Wars è così vario che ha creato decine di divisioni tra i fan che supportano le teorie più svariate o elaborano gli eventi seguendo una diversa chiave di lettura. Una tra questi è la controversia sollevata da molti, il quale riporta che i veri antagonisti della saga siano i Jedi e non i Sith. Tra le giustificazioni più diffuse c’è quella che riporta l’esagerata arroganza del Consiglio dei Jedi, la freddezza dell’Ordine dei Jedi e l’uso della Forza, come ad esempio il soffocamento ed il trucco mentale.
Ci sono molti fan che esaltano la campagna di sterminio attuata dall’Imperatore Palpatine con l’Ordine 66, cosa che personalmente trovo tra le più malvagie del mondo del cinema, ma una cosa è certa: i Jedi hanno vissuto con molte lacune e la mente annebbiata. Infatti, se fossero stati perfetti, non sarebbero quasi estinti durante i tempi dell’Impero, e l’Ordine Jedi che vediamo durante l’era della Repubblica non sarebbe cresciuto compiacente di se stesso e probabilmente corrotto.
È semplice guardare un Jedi come una figura mostruosa che brandisce un’energia invisibile, una forza che affligge il mondo esterno ed ha una grande influenza sulle “menti deboli”. Si addestra per maneggiare un’arma che può tagliare come burro quasi tutto e può deflettere qualsiasi cosa. Introducono i bambini nei loro ranghi praticamente da quando sono appena nati e non gli permettono di avere contatti con i famigliari.
I Jedi però sono legati alla “Forza Vitale” – Parte della Forza Cosmica, che mantiene unite tutte le creature viventi. L’energia di tutta la vita che alimenta la Forza e tiene unita la galassia – e grazie ad essa hanno sviluppato una forma di fiducia nella galassia nella quale sono chiamati ad intervenire durante i conflitti. E come i Samurai avevano il loro Bushido, Hamilton aveva i suoi “Ten Duel Commandments“, anche i Jedi avevano il loro Codice.
Come spettatori, impariamo dai successi e dai fallimenti dei Jedi e attraverso il codice che applicano alla loro vita, possiamo notare che i personaggi di Star Wars sono dei semplici esseri viventi che cercano di fare la cosa giusta per aiutare il prossimo.
Il Codice Jedi
Non c’è emozione, c’è pace.
Non c’è ignoranza, c’è conoscenza.
Non c’è Passione, c’è serenità.
Non c’è caos, c’è armonia.
Non c’è morte, c’è la Forza.
Il Codice Jedi non viene mai pronunciato nei film o nelle serie televisive. Come molti appassionati di Star Sars sanno, il Codice è stato menzionato nel gioco di ruolo della West End Games del 1987, mentre nelle opere Legends si fa menzione al codice nel romanzo “L’erede dell’Impero” del 1991, nel quale Luke Skywalker ripete a se stesso “Per i Jedi non c’è emozione, c’è pace“.
Il Codice ha fatto poi molte apparizioni in diverse opere videoludiche, e anche su poster e magliette.
Quando nel 2014 la Lucasfilm ha creato il canone, tutto ciò che faceva parte dell’Universo Espanso è stato riportato su un piano inferiore rispetto alla timeline canonica di Star Wars, ma ha lasciato nel canone dei piccoli dettagli. Tra questi c’era anche il Codice Jedi. Il Codice rispecchia il comportamento dei Jedi ed è stato creato in base alle azioni e alle affermazioni dei Jedi della Trilogia Originale di Star Wars.
Esaminiamo adesso i momenti in cui il Codice viene ispirato ed ispira le azioni dei Jedi nei film, nei libri e nelle serie televisive.
“Non c’è emozione, c’è pace” – Obi-Wan Kenobi

Come non iniziare la nostra analisi con il primo Jedi che abbiamo mai incontrato in tutta la saga? Obi-Wan Kenobi è l’unico Jedi che recita il Codice. Nel romanzo del 2015 “L’apprendista del Lato Oscuro” utilizza il codice come un mantra per tranquillizzarsi prima di andare a visitare Yoda nella sua camera di meditazione, temendo che Quinlan Vos sia passato al lato oscuro durante la missione per uccidere il Conte Dooku. La regolazione delle emozioni è il primo passo nel percorso dei Jedi. Come ha detto il Maestro Yoda, “rabbia, paura, aggressività” sono tutti stati emotivi che portano al Lato Oscuro.
In questa fase possiamo capire che Obi-Wan non è privo di emozioni e non ne ha il pieno controllo. Infatti, possiamo notare che fa sempre battute sarcastiche, è impaziente con Anakin, è pungente e a volte lunatico, ma ha anche del senso dell’umorismo e spirito. È sfacciato proprio come Anakin, ed è lo stesso Yoda a farglielo notare in Star Wars: L’attacco dei Cloni:
Obi-Wan: “Ma ha ancora molto da imparare, maestro. Le sue capacità lo hanno reso, beh, arrogante.”
Yoda: “Sì. Sì, un difetto sempre più comune tra i Jedi. Troppo sicuri di sè essi sono. Anche i più vecchi, più esperti tra loro.”
Quando incontriamo Obi-Wan per la prima volta in Star Wars: Una Nuova Speranza, il Jedi ha sofferto delle perdite significanti. Ha assistito alla morte del suo maestro Qui-Gon Jinn per mano di Darth Maul, ha combattuto nelle Guerre dei Cloni che hanno diviso in due la galassia, ha duellato contro il suo ex apprendista ed amico, Anakin, lasciandolo a morire sulle rive di un fiume di lava.
Nella serie The Clone Wars veniamo a conoscenza di una relazione romantica tra Obi-Wan e la Duchessa Satine Kryze di Mandalore. La loro relazione si ferma ad uno strettissimo rapporto di amicizia a causa del percorso Jedi di lui. Nella seconda stagione della serie, i due si confessano il loro amore reciproco, ed Obi-Wan le confida che lascerebbe l’Ordine dei Jedi se lei glielo chiedesse. È quando lei muore per mano di Maul che vediamo il suo dolore più straziante. Dopo questo evento, sceglierà di continuare con il suo dovere nel servire la galassia, anche se probabilmente non sarà più lo stesso dopo aver perso la sua amata.
In ogni momento avverso durante il suo viaggio, Obi-Wan impara ad accettare una perdita o un evento negativo con una calma disarmante, fino a quando non morirà diventando tutt’uno con la Forza. Questa è la lezione che vuole insegnarci questa linea del Codice Jedi: Le emozioni non sono proibite. È compito dei Jedi saper riconoscere un’emozione, e farla passare. Possiamo dire che i Jedi sono dei grandissimi praticanti della Psicoterapia cognitivo-comportamentale, in quanto adattano le loro emozioni e le loro paure al momento. È per questo che Obi-Wan consiglia a Luke di “non seguire il tuo io cosciente… e agisci solo con l’istinto”. Obi-Wan, come mentore di Luke, è una colonna di calma razionale, insistente ma mai arrabbiato, e molto cauto nel lanciare un giovane inesperto e vulnerabile nel cuore della Guerra Civile Galattica.
“Non c’è ignoranza, c’è conoscenza” – Yoda

Nei suoi 900 anni di vita, il Maestro Yoda è diventato un’enciclopedia vivente ed una raccolta infinita di esperienze da raccontare ai suoi allievi. Una peculiarità di Yoda è sempre stata quella della ricerca, della conoscenza al di sopra dell’ignoranza, cosa che lo ha portato addirittura faccia a faccia con il Lato Oscuro. È per questo che ha sempre incoraggiato i suoi studenti a padroneggiare l’oscurità che abita il loro corpo.
Quando Luke si incuriosisce ed entra nella grotta del Lato Oscuro su Dagobah, Yoda non lo ferma. Lo incoraggia ad entrare avvertendolo però, che portare le armi li dentro potrebbe essere pericoloso. Questo perché Yoda sa e capisce quanto la nostra natura possa essere pericolosa. Nei film e nelle serie televisive, Yoda è un grande e saggio consigliere per i Jedi, grazie anche alla sua conoscenza del Lato Oscuro, il suo incontro con essa e la scelta di non aver intrapreso quella via. In Star Wars: La Minaccia Fantasma, Yoda è convinto della sua affermazione sul ritorno dei Sith, affermando che “Sempre due ci sono, né più, né meno. Un maestro e un apprendista” implicando che lui abbia fatto degli studi approfonditi sulla filosofia e le pratiche dei Sith.
Yoda conosce le tecniche che i Sith utilizzano con la Forza. Nei suoi duelli contro il Conte Dooku e Darth Sidious, il Maestro riesce a bloccare i fulmini di Forza e rispedirli ai suoi avversari, scatenando in loro grande stupore. Nonostante Yoda sia un faro luminoso del Lato Chiaro della Forza, abbiamo potuto notare che non è completamente immune alla seduzione dell’oscurità. Negli episodi finali di The Clone Wars, Yoda intraprende un viaggio solitario per imparare il segreto dell’immortalità. Durante questo viaggio, ha potuto affrontare una manifestazione della sua natura oscura, una sorta di Doppelgänger ma, invece di rifiutarlo o di scacciarlo, lo accoglie sapendo che quella era sempre una parte di se. Successivamente, raggiunto un antico tempio Sith su Moraband, ha un incontro con lo spirito di Darth Bane. Yoda lo riconosce e sa perfettamente che sia stato lui a dare inizio alla filosofia della “Regola dei Due”.
Il Maestro Yoda è molto lontano da quella che viene chiamata una “visione ristretta della realtà”. Ha dimostrato che una conoscenza profonda ed ampia, anche la consapevolezza della propria oscurità, è essenziale per un Jedi proprio come la sua spada laser. Come risultato, Yoda non è un uomo che “vive di assoluti” come direbbe Obi-Wan, ma un vero consigliere saggio che vede la galassia così com’è: una vasta rete di connessioni.
“Mio alleato è la Forza, ed un potente alleato essa è. La vita essa crea ed accresce. La sua energia ci circonda e ci lega. Illuminati noi siamo, non questa materia grezza! Tu devi sentire la Forza intorno a te. Qui, tra te, me, l’ albero, la pietra, dovunque. Sì, anche fra la terra e la nave.”
“Non c’è passione, c’è serenità” – Luke Skywalker

Luke Skywalker inizia il suo viaggio come il classico ragazzino che si lamenta perché non può giocare con i suoi giocattoli, perché deve prima adempiere ai suoi doveri di contadino. Più volte si è lanciato nel bel mezzo di questioni senza pensarci troppo. In Star Wars: Una Nuova Speranza urla quando vede Ben Kenobi cadere per mano di Darth Vader, e scappa solo dopo aver sentito la sua voce extracorporea che lo invitava a fuggire. Mentre in Star Wars: l’Impero Colpisce Ancora, ignora il consiglio di Yoda ed entra nella grotta del Lato Oscuro con il suo blaster e la spada laser ritrovandosi, in un attacco di rabbia, a decapitare una proiezione di se stesso. In Star wars: Il Ritorno dello Jedi, fa la sua comparsa strangolando con la Forza una guardia gamorreana ed uccidendo gli sgherri di Jabba indiscriminatamente.
Tutti questi eventi ci portano a pensare che Luke sia tendente ad affrontare il lato più oscuro della Forza. Come detto in precedenza, se un Jedi è capace di combattere in modo spassionato è perché riesce a modificare le sue emozioni al momento, oppure è semplicemente uno psicopatico, perché riesce ad uccidere persone restando calmo. Per lo meno, i Sith hanno la decenza di essere arrabbiati quando uccidono qualcuno.
Un famoso testo cinese, chiamato Daodejing (o Tao Te Ching) – Il Libro della Via e della Virtù – fa, nel capitolo 31, una considerazione sulla guerra:
“[…] Ecco che son l’armi:
strumenti del malvagio
non strumenti del saggio,
il quale li adopera solo se non può farne a meno […]”
Continua poi dicendo che la battaglia debba essere eseguita come se fosse un funerale, perché ogni battaglia comporta perdite di vite e che “Quei che gli uomini ha ucciso in massa li piange con cordoglio e con tristezza”
Proprio come il Tao, il Codice Jedi insiste nell’uso della calma spassionata per affrontare la tristezza della perdita di vite. In Star Wars: Il Ritorno dello Jedi, durante la famosa scena del confronto con Darth Vader nella sala del trono dell’Imperatore, Luke è pieno di rabbia e taglia la mano destra di suo padre. In quell’iconica scena, quando l’adrenalina si esaurisce, Luke esamina la sua mano robotica ed inizia a capire di avere molto in comune con suo padre. Invece di continuare il duello, Luke lancia via la sua spada laser, perché aveva capito che combattendo Darth Vader e l’Imperatore in preda alla rabbia e al dolore, sarebbe diventato un “agente del male” proprio come Yoda lo aveva avvertito. È stato in quell’esatto momento che Luke Skywalker ha capito la lezione della grotta su Dagobah. Attraverso questa vittoria, ottenuta senza un conflitto, i Jedi sono finalmente ritornati.
Essendo tendente a sacrificare la sua vita, evitando la retorica del potere che Vader e Palpatine gli hanno sempre voluto trasmettere, Luke riesce a far redimere suo padre Anakin dalle grinfie del Lato Oscuro e mette fine alla tirannia dell’Imperatore. Diventando consapevole del suo possibile sacrificio per il bene del prossimo, Luke Skywalker diventa un vero Cavaliere Jedi.
“Non c’è caos, c’è armonia” – Ahsoka Tano

Nonostante si sia guadagnata il soprannome di “Furbetta”, Ahsoka Tano ha sicuramente dimostrato una considerabile conoscenza del Team Building. Proprio come il suo maestro, Anakin Skywalker, Ahsoka ha un grandissimo zelo per l’avventura che la porta ad avere tanti successi come Jedi, soprattutto nel combattimento. Impara subito che il vero valore delle sue esperienze sul campo dipende dalla sua compagnia militare e soprattutto dalla connessione con il prossimo.
Ahsoka Tano ha una capacità innata di distinguersi come leader e riesce ad unire gli individui per portarli insieme a compiere una missione. Quando viene catturata dagli schiavisti Trandoshani e trasportata su un remoto pianeta con degli altri Youngling, per essere cacciati per sport, Ahsoka prende il comando di questo improvvisato gruppo per unirlo come se fosse un’unità di soldati, riuscendo addirittura ad evitare che uno di loro cada nel lato oscuro. Questa intuizione, ingegnosità e compassione per il prossimo la aiutano a mantenere a lungo i legami con gli individui che le stanno attorno.
Ahsoka aveva un rapporto speciale con la sua collega padawan Barriss Offee. Insieme hanno affrontato una missione su Geonosis, dove le abilità di Ahsoka hanno permesso ad entrambi di distruggere un’intera fabbrica di armi. La fiducia di Ahsoka per Barriss viene meno quando l’amica trama di mettere una bomba nel Tempio Jedi, incastrandola. Ingiustamente accusata ed in fuga, Ahsoka chiede aiuto alla sua vecchia nemesi, l’ex Jedi Oscura e Cacciatrice di Taglie Asajj Ventress. Nonostante venga poi catturata, processata e dichiarata innocente, questa esperienza porta Ahsoka ad abbandonare l’Ordine Jedi. Questa sua scelta porta i Maestri Jedi del Consiglio ad una introspezione. Sarebbe appropriato dire che, nonostante Ahsoka abbia abbandonato l’unica vita che lei conoscesse, sia diventata uno strumento di armonia, escludendo il caos. La sua improvvisa partenza è servita come una sveglia per i Maestri, che hanno così realizzato di avere la mente annebbiata dai sospetti e soprattutto dalla guerra.
Anche se ha lasciato l’Ordine, Ahsoka non ha mai abbandonato il Lato Chiaro della Forza e la via dei Jedi, cercando sempre di capire cosa fosse sbagliato nei Jedi e cercando di cambiare se stessa in meglio. Il suo altruismo e l’amicizia con i Mandaloriani le hanno permesso di supportare ancora i Jedi durante l’assedio di Mandalore e, successivamente, di supportare la ribellione durante l’era dell’Impero, assumendo il nome in codice Fulcrum e fornendo informazioni preziose alle cellule ribelli. Questo cambio del suo ruolo ci fa comprendere che in un momento storico in cui un regime è repressivo, distruttivo e malvagio, solo la coordinazione di una resistenza potrebbe tenere testa alle atrocità e agli abusi di un’organizzazione molto più grande ed equipaggiata. In ogni sua azione, Ahsoka ha sempre dimostrato di essere l’esempio filosofico che porta ordine sul caos, senza sminuire il valore dell’individuo, perché la Forza lega tutti gli esseri viventi.
“Non c’è morte, c’è la Forza” – Qui-Gon Jinn

Per essere un personaggio comparso in un solo episodio, Qui-Gon Jinn ha avuto una grandissima influenza sulla storia di Star Wars. Anche se la sua comparsa ci ha introdotto alcuni elementi tra i meno amati della saga – ovviamente parlo dei Midi-Chlorian e per alcuni anche Jar Jar, cosa che non condivido assolutamente – è considerato il punto di origine di un altro elemento tra i più mistici ed amati, parlo dell’origine dello Spirito di Forza, la vita oltre la morte, segreto che solo gli utilizzatori del Lato Chiaro possono comprendere.
L’introduzione di Qui-Gon in Star Wars è in qualche modo definita dalla sua morte. Il piccolo Anakin non gli crede quando gli dice di non essere un Jedi, ma forse di averne ucciso uno e di avergli rubato la spada laser. “Nessuno può uccidere un Jedi” dice Anakin, e Qui-Gon gli risponde “Vorrei che fosse così”. Questa affermazione anticipa in pratica quello che sarà il destino del Maestro Jedi entro la fine del film. I fan rimarranno scioccati nel veder morire un Jedi per la prima volta, senza che sparisca all’improvviso, trasformandosi in un fantasma.
La sua morte però non implica che il personaggio abbia finito il suo corso. Infatti, gli ascoltatori più attenti, avranno sentito la sua voce chiamare Anakin durante il massacro dei Tusken in Star Wars: l’Attacco dei Cloni. Grazie anche a The Clone Wars comprendiamo che la tecnica della sopravvivenza della propria coscienza anche dopo la morte era sconosciuta dai Jedi, e Qui-Gon è stato il primo di quei pochi che hanno appreso il segreto. Durante gli eventi su Mortis, Obi-Wan ha un breve incontro con lo spettro del suo ex maestro ma, alla fine, scopre di aver interagito con un’illusione, un trucco della grande energia di Forza che permeava quel luogo.
Nonostante Qui-Gon Jinn sia sempre rappresentato come un saggio, a volte avventato, che ha introdotto la morte fisica dei Jedi, ha in realtà molto da insegnare agli stessi sulla natura della Forza e di quanto sia coinvolta nei processi della vita. Durante le fasi finali delle Guerre dei Cloni, sentiamo il suo spirito comunicare con Yoda e condividere con il Gran Maestro il suo segreto: la Forza ha due aspetti distinti tra loro, la Forza Vitale, che è creata da tutti gli esseri viventi, e la Forza Cosmica:
“Una Forza che consiste in due parti: gli esseri viventi generano la Forza Vitale, che in cambio alimenta la fonte perenne, che è la Forza Cosmica. […] Tutta l’energia della Forza Vitale di tutte le cose che sono vissute, si nutre della Forza Cosmica, unendo tutte le cose comunicando con noi attraverso i Midi-Chlorian”
Qui-Gon Jinn (The Clone Wars S6E11 – Voices)
Qui-Gon ha imparato ad essere parte della Forza Vitale invece di morire diventando parte del mondo al di là della Forza, come si crede che facciano i Jedi. In questo modo, cerca di trasmettere la concezione che i Jedi debbano “vivere anche dopo la morte” per tutelare Luke Skywalker, per questo insegna il segreto a coloro che hanno contribuito al compimento della profezia dell’equilibrio della Forza. Per l’appunto, vediamo Obi-Wan completare questo compito: sacrificandosi, riesce a raggiungere un livello di potere tale che va oltre il regno fisico.
Possiamo trovare ironico che l’elemento che ha portato Anakin lontano dall’Ordine sia stata proprio la ricerca dell’immortalità, segreto scoperto dall’uomo che lo ha trovato e lo ha iniziato alla via dei Jedi. È altresì vero però, che la prova della redenzione di Anakin l’abbiamo quando vediamo il suo spirito al fianco di Obi-Wan e Yoda. Accettando la morte, un Jedi apprende un grado di abilità nella Forza che va oltre la Forza stessa, ed è proprio Qui-Gon a fornire il percorso per raggiungere questo potere.
Questo è un articolo editoriale.
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