Sì, so già cosa staranno pensando molti di voi. Chi ancora non conosce la storia e i trascorsi di George Lucas? Beh, tutti i nuovi fan di Star Wars, ad esempio!
Le nostre fila si sono ingrossate parecchio nell’ultimo periodo, complice il successo planetario di The Mandalorian, ecco perchè penso sia sano e istruttivo tornare a parlare di George Lucas, della sua vita e delle sue idee.
Mi sento di consigliare a tutti voi, fans vecchi e nuovi, “George Lucas: La biografia”, libro di Brian Jay Jones. Per avvalorare la mia tesi, ho realizzato una breve recensione, giusto per schiarirvi le idee.

Brian Jay Jones
Titolo: George Lucas – La Biografia
Anno: 2017
Autori: Brian Jay Jones
Formato: Brossurato
Pagine: 511
Lingua: Italiana
Editore: Il Castoro
Prezzo di copertina: 22€
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BIOGRAFIA AD AMPIO RAGGIO
Nonostante in copertina capeggi una bellissima fotografia che ritrae George Lucas in compagnia di C-3PO (interpretato da Anthony Daniels), è necessaria una doverosa premessa: questo libro NON parla di Star Wars.
Eccezion fatta per l’introduzione, bisognerà pazientare per almeno 150/200 pagine prima che si inizi a parlare della Galassia Lontana Lontana.
Pregio o difetto? Assolutamente pregio.
Per comprendere un personaggio complesso come Lucas, è necessario partire dalla radice, dagli albori, da quel ragazzino timido, magro e silenzioso di Modesto.

Laddove molti registi e autori di successo sono cresciuti in un ambiente favorevole e con la strada già tracciata, George Lucas proviene da una famiglia dove i sogni sono stati messi al bando. Per il padre, George Lucas Senior, la parola d’ordine è una sola: carriera.
Il futuro di George sembra essere già scritto, con l’azienda di famiglia da ereditare e mandare avanti. La passione innata per i fumetti e le serie a puntate dedicate ai vecchi supereroi, tuttavia, inizierà a scavare un solco nell’animo del ragazzino, depositando nella sua mente il seme che porterà a un’idea destinata a cambiare il mondo.
AUTO, BULLI E PUPE
Potrebbe sembrare un paradosso, ma George Lucas non è sempre stato il quieto e bonario uomo dalla barba lunga che abbiamo imparato a conoscere. Lucas è stato uno pseudo bullo dedito alla velocità, alle auto modificate e al “rimorchiaggio” delle pupe, in pieno stile Americano.
Nonostante il suo impegno, le sue giacche di pelle e le sue auto portate allo spasmo dalle continue modifiche, George Lucas è sempre apparso come la macchietta di quei bulli macchiati di olio motore che avrebbe tanto voluto imitare. Il suo aspetto fisico non ha mai contribuito a dargli quell’aria minacciosa necessaria, complice una dieta scarna e una magrezza a tratti eccessiva.

Brian Jay Jones dedica una corposa parte della biografia a questo aspetto della vita del giovane Lucas. Non a caso, questo background rozzo e motoristico diviso tra officine di giorno e strade illuminate a festa di sera sarà il fulcro del suo primo vero successo cinematografico, assolutamente distante dalla fantascienza che lo avrebbe poi consacrato in futuro.
CINEMA PER CASO
Quasi per caso arriva l’incrocio col mondo del cinema. Gli studi universitari intrapresi fanno storcere il naso a George Lucas Senior, disgustato dall’idea di fare soldi con l’arte, valida o meno che sia. Il cinema, poi, sembra essere l’arte peggio vista in assoluto dal genitore. Laddove il vecchio Lucas riesce a dare un corpo e un contesto alle arti più tradizionali quali scultura o pittura, sembra invece considerare la cinematografia come qualcosa di poco concreto, eccessivamente astratto.

Tuttavia, il sostegno economico al figlio non mancherà. George comincia a farsi notare con i primi cortometraggi, veri e propri poemi tonali privi di un’autentica trama, con il solo scopo di raccontare storie e concetti per immagini. Verrà notato dai suoi professori, spaccati tra ammirazione e scetticismo, così come si farà strada tra i nomi della nuova Hollywood che deve ancora nascere.
Proprio in gioventù nascono le sue storiche amicizie con Francis Ford Coppola e Steven Spielberg, destinati a giocare un ruolo chiave nella sua vita di uomo, sceneggiatore e regista.
AMERICAN GRAFFITI
Come già detto, il vero botto cinematografico di George Lucas arriva con un film molto distante dalla fantascienza.
American Graffiti è un ritratto americano di spavalderia, gioventù, motori e fanciulle da conquistare. Il volto del protagonista è quello glabro e sorridente di Ron Howard, che impareremo a conoscere come grande regista soltanto molti anni dopo.
Ed ecco spiegata l’insistenza della biografia con il background di George Lucas, totalmente riversato in questa pellicola, sua pietra angolare, punto di partenza di una carriera che non conoscerà limiti.

UN TRAVAGLIO CHIAMATO STAR WARS
Quando finalmente la biografia arriva a toccare il tema Star Wars, il lettore potrebbe rimanere spiazzato. Il rapporto che intercorre tra saga e suo ideatore è molto complicato da spiegare e riassumere, ma Brian Jay Jones, complice una rete di informazioni spaventosa, riesce a scavare a fondo, sbattendoci in faccia il travaglio provato da Lucas a lavorazione in corso.
Star Wars non è mai stata una passeggiata per George Lucas. Nonostante il suo essere pioniere e visionario, il regista ha sempre sofferto di grossi limiti, su tutti la scrittura e il rapporto con gli attori sul set.
George ha sempre odiato scrivere, e il libro ce lo ricorda ogni tre pagine. Chissà, questo passaggio fondamentale della biografia potrà aiutare molti a rivalutare alcuni dialoghi tanto odiati di questo o quell’episodio della saga, ad esempio.
Conosciamo un regista timido, a tratti smarrito, che non sa come parlare al proprio cast, lasciando lo sviluppo delle scene in mano a un fattore di casualità che non dovrebbe appartenere alle grandi produzioni. Conosciamo un uomo che rischia tutto, a più riprese, pur di non farsi inghiottire dal sistema Hollywoodiano che tanto odia, ma che non ha il piglio necessario per alzare la voce col proprio staff.
La biografia di Brian Jay Jones aiuta a comprendere come questo rapporto così travagliato tra creatore e creatura sia perdurato nel tempo, lasciando strascichi anche nei lunghi periodi di pausa, tenendo la mente di Lucas sempre accesa e impegnata in maniera non sempre piacevole. Chissà che dietro a questi decenni così vissuti in bilico tra il crollo nervoso e il controllo della situazione non si nasconda la scelta, seppur dolorosa, di cedere baracca e burattini a casa Disney, altro punto molto caro ai fans.
UN MUST HAVE UMANO
In conclusione, la biografia realizzata da Brian Jay Jones è un must have per qualsiasi fan, della prima o dell’ultima ora.
Come avrete potuto intuire, gli aneddoti succosi sulla realizzazione delle opere non mancano affatto, ma non sono l’arma segreta del libro. A mio avviso, il reale punto di forza è la concentrazione di fattori e avvenimenti che caratterizzano l’uomo, mostrandolo ai nostri occhi di lettore per quello che è realmente: una persona insicura, difficile da prendere, poco propensa al rapporto umano.
Dietro alle idee che hanno cambiato la sua e la nostra vita, c’è un uomo che non è stato in grado di gestire il suo (primo) matrimonio, che ha capito di aver tralasciato l’amore per gran parte della propria vita.
C’è un uomo che ha aperto il cuore all’adozione, consapevole di voler creare una famiglia, un lascito naturale. C’è un uomo che ha pianto e sofferto sulle pagine delle sue sceneggiature, spaventato e atterrito dai propri limiti di scrittore. C’è un uomo che ha cambiato il cinema in tutta la sua essenza, implementandone le tecnologie, creandone addirittura di nuove. C’è un regista fiero delle proprie idee, geloso del loro valore, nemico del sistema cinematografico Hollywoodiano a cui ha dichiarato guerra dal giorno zero.
In buona sostanza, c’è un uomo. C’è George Lucas.
Ed è tutto tra le pagine di questo corposissimo e fantastico volume.
