Il personaggio di Rey, o meglio Rey “Skywalker“, interpretato dalla serafica Daisy Ridley ha fatto molto scalpore nella trilogia finale dedicata alla saga degli Skywalker. Personalmente mi è piaciuta in tutte le sue sfaccettature. Abbiamo conosciuto l’orfana raccatta rottami, la ragazza triste e abbandonata, pronta a legarsi a chiunque. Ci è stata presentata come una ragazza debole, quasi inutile in un mondo corrotto e crudele. Poi abbiamo visto i suoi veri punti di forza: una giovane donna dotata di una destrezza e una determinazione straordinaria, in linea con le eroine delle precedenti trilogie: Padme Amidala (Natalie Portman) e Leia Organa (Carrie Fisher).
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Rey è, a mio avviso, nata per combattere. Ho scoperto in lei una paladina perfetta per un’era che avanza, quella in cui le donne del cinema e non solo, non aspettano di essere salvate dal principe azzurro o sedotte dal cavaliere nero, ma si salvano da sole. Imparando a distinguere il giusto dall’ingiusto, Rey si è forgiata nella solitudine e nella sofferenza ed è diventata un degno ultimo Jedi, in perfetta contrapposizione con i malvagi cavalieri di Ren. Cosa non da poco, ha contribuito alla redenzione di Ben Solo (Adam Driver) con la sua forza d’animo. Come le disse anche la saggia Maz Kanata in Star Wars: Il risveglio della Forza: “L’appartenenza che cerchi non è dietro di te, è davanti a te”.

Così è stato davvero. Per Rey scoprire le proprie origini nell’ultimo episodio è stato uno shock, ma ciò le è servito a capire davvero chi lei fosse o meglio, chi lei volesse diventare. Tutto ciò che ha vissuto fin dal primo incontro con Kylo Ren e fin dal primo tocco con la spada laser le hanno dato la forza di non arrendersi mai e l’hanno aiutata a comprendere che doveva essere la prima a credere in se stessa senza lasciarsi definire da nessuno, amico o nemico. Trovando a poco a poco il suo posto nell’ordine dei Jedi, ha fatto sì che persino il leggendario maestro Luke Skywalker ritrovasse la voglia di schierarsi nella battaglia. Ha dato il proprio contributo alla Resistenza ed ha affrontato il malvagio “nonno” accogliendo gli spiriti di tutti i Jedi vissuti prima di lei.
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Rey si è dimostrata un’erede della Forza assolutamente degna di questo nome. Ha riportato (di nuovo) l’equilibrio nella galassia, appagando le aspettative del maestro Luke Skywalker (Mark Hamill) e quelle del Generale Leia (Carrie Fisher), riportando l’ultimo Skywalker sulla via della Luce. I due giovani per me hanno funzionato benissimo insieme, sia nei loro contrasti e duelli, sia nei momenti di intimo contatto spirituale. Stupenda la sequenza di lotta contro le guardie pretoriane di Snoke, l’affinità e la coordinazione dei due attori è stata resa benissimo nell’ottavo episodio, Star Wars: Gli ultimi Jedi.

Che fosse l’amore o la Forza o qualunque altra cosa a legarli ne sono rimasta profondamente affascinata. Ammetto che avrei voluto vedere i due giovani lottare, amarsi e in definitiva costruire un nuovo ordine di cavalieri Jedi. Ma così non è stato, si è optato per un finale aperto a mille altre possibilità. In ogni caso ho trovato molto commovente questo epilogo e posso ritenermi soddisfatta anche così. Rey e Ben hanno completato un cerchio e ci hanno regalato momenti di pura commozione e riflessioni su tutto ciò che avrebbe potuto essere e su quello che è stato.